Per quanto ora sia un’attività trascurabile, le radici del GOLEM affondano nel trashware, pratica che ha visto la sua età dell’oro tra la fine degli anni ’90 e la prima metà dei 2000.
All’epoca i rarissimi portatili in giro erano un lusso riservato ai pochi addetti ai lavori ed i PC desktop erano la forma di computer più diffusa. Il loro costo era decisamente maggiore rispetto a quello a cui siamo abituati oggi così, se proprio ce n’era bisogno, piuttosto che acquistare un computer nuovo, era più probabile accontentarsi di aggiornare singole componenti come RAM, processore o hard disk. Recuperare almeno case e alimentatore era il minimo che si potesse fare per risparmiare qualche centinaio di “milalire” .
Questa prassi iniziò non essere più praticabile a partire dal ’99 con l’arrivo dei Pentium II (l’anno successivo nascerà il GOLEM, un caso?). Questi processori necessitavano di un nuovo tipo di schede madri (ATX) che non era compatibile con i vecchi case ed alimentatori, impedendo perciò ai consumatori di ripiegare per il solito aggiornamento di componenti e forzandoli alla sostituzione in blocco delle loro macchine. Per prime le aziende, ma a seguire anche gli utenti domestici, per esigenze di spazio, iniziarono a sbarazzarsi di migliaia di computer: grossi, lenti, ma completi e funzionanti.
Microsoft approfittò di questa situazione di mercato favorevole rilasciando a cadenza quasi annuale sistemi operativi che richiedevano il doppio dei requisiti minimi della versione precedente, nemmeno la comunità opensource non riuscì a fare di meglio vista la deriva mangia risorse di progetti come GNOME e KDE.
L’estrema rapidità con cui si esauriva la attività residua di quelle macchine trasformò il trashware in una vera e propria lotta contro il tempo. Non era facile nemmeno per noi smaltire tutto quell’hardware e diventò sempre più frequente vedere pile di Pentium tornare ad invecchiare sugli scaffali.
L’aspetto positivo di tutto questo esubero di hardware fu che le nostre scrivanie di casa si popolarono di computer sacrificabili, su cui sperimentare qualsiasi cosa ci venisse in mente, dove l’unico limite era la fantasia RAM!
Ma cosa ci poteva fare un niubbo di Linux (a caso) nel 2002 con un Pentium 200, 48MB RAM, un paio di dischi da 2GB ed una scheda di rete ISA NE2000?
Svariate cose, perché quel trabiccolo fu adibito a server DNS, proxy, ftp e smtp; inizialmente grazie ad una Debian Woody che però qualche anno più tardi, per motivi didattici, fu rimpiazzata da OpenBSD.
Ma che razza di prestazioni poteva offrire una reliquia del genere? E quale sistema operativo l’avrebbe sfruttata al meglio?
Nel mio prossimo post vedremo un confronto tra alcuni dei principali sistemi operativi per server disponibili all’epoca.