Samsung ML-2165W

Samsung printer

Lunedì mattina mi è arrivata questa stampante e visto che ne sono rimasto piacevolmente sorpreso ho deciso di condividere con voi le mie impressioni.
Come al solito cercherò di essere il più sintetico possibile.

PRO

  1. Prezzo contenuto per una stampante laser wifi monocromatica: circa 60 €
  2. 100% compatibile con Linux (ha un driver che funziona alla perfezione, niente a che vedere con quell’accrocchio del CAPT della mia vecchia Canon)
  3. Tramite l’applicazione Samsung Mobile Print è possibile stampare direttamente dagli smartphone

 

CONTRO

  1. Attivare e configurare la rete wireless da Linux è un procedimento laborioso che si articola nei seguenti passaggi:

 

  • Scaricare l’archivio Printer Settings Utility dal sito della Samsung, scompattarlo ed avviare l’eseguibile wirelesssetup
    $ wget http://downloadcenter.samsung.com/content/DR/201110/20111019151150392/PSU_1.01.tar.gz
    $ tar xzf PSU_1.01.tar.gz
    $ cd cdroot/Linux/wirelesssetup
    $ bin/wirelesssetup /dev/usb/lp0
  • Controllare che siano presenti tutte le librerie necessarie al suo funzionamento (necessita delle QT3) e nel caso installarle.
    $ ldd bin/wirelesssetup  | grep 'not found'

 

 

E17

enlightenmentGennaio 2004,
avevo tolto di mezzo dal mio Duron 600 una vetusta Slackware per far posto ad una Debian Sid nuova fiammate. Mancava solo un window manager leggero per farla rifiatare.

Enlightenment fu una delle prime opzioni che mi venne da prendere in considerazione. E16 all’epoca però era già datato, l’ultimo rilascio risaliva a fine 1999. La versione che lo avrebbe sostituito e che prometteva innovazioni mirabolanti era in sviluppo già da parecchio (dicembre 2000) ed il suo rilascio sembrava questione di giorni. Decisi così di ripiegare “momentaneamente” per Fluxbox in attesa di quel nuovo sospirato rilascio.

La storia non difetta certamente d’ironia ed infatti…  dopo appena 9 anni gli sviluppatori hanno ritenuto maturi i tempi per il debutto di Enlightenment 17 (aka E17).

Dato che sono di parola, mi sono preso la briga di installarlo e testarlo, nonché di fornivi un riassunto schematico delle mie impressioni.

PRO

  • Look originale ed estremamente accattivante
  • Leggerezza
  • Supporto nativo delle icone sul desktop
  • Buona integrazione con applicazioni GTK e QT
  • Parametri come dimensione e posizione sullo schermo delle finestre dei programmi possono essere memorizzate
  • Supporto multilingua

CONTRO

  • In alcune situazioni il mouse può involontariamente spostare lo schermo su un altro virtual desktop
  • Il file manager non supporta l’estrazione degli archivi compressi
  • La gestione delle applicazioni nel systray e nella taskbar ogni tanto dà dei problemi
  • Aggiungendo gadgets la taskbar si riorganizza su posizioni predefinite
  • Le finestre di alcuni menu di sistema non sono ridimensionabili
  • L’animazione della barra al passaggio del mouse è (come minimo) discutibile
  • Una nuova finestra aperta non diviene automaticamente attiva, è necessario avvicinarsi col mouse al suo bordo

CONCLUSIONI

Nonostante i 12 anni di sviluppo Enlightenment 17 non è ancora pienamente maturo, bisogna però riconoscere che è riuscito a portare sui nostri desktop una gradevole ventata di freschezza che non si apprezzava dai tempi del KDE 3.o.

Ubuntu e privacy

Ubuntu privacyNell’ultima versione di Ubuntu è stata introdotta una funzionalità che ha lasciato perplessi molti utenti: digitando qualcosa nella barra di ricerca, la dash, appaiono oltre a programmi e dati presenti sul computer anche degli annunci a prodotti di Amazon.

Fin qui sembra non esserci niente di male, ma non è finita… i dati delle nostre ricerche che vengono inviati ad Amazon passano attraverso una connessione in chiaro, ovvero leggibile da chiunque.

Questo avviene perché Canonical, l’azienda che sponsorizza Ubuntu, è finanziata da Amazon, ma l’utente è spesso all’insaputa dell’invio dei propri dati personali, abilitato per default. È possibile disabilitalo dalle impostazioni di Ubuntu, leggi la guida per sapere come fare.

Installazione con PXE

netboot

In officina capita spesso di dover effettuare installazioni dell’ultimo minuto. Normalmente, ammesso che si riesca a rintracciare l’ISO giusta sulla workstation, il PC col masterizzatore è sempre occupato da qualcuno che sta facendo qualcosa di importantissimo (es. cercare su Google il numero di tel. del ristorante dove organizzare la prossima cena del GOLEM :-P), ovviamente è impensabile trovare nei paraggi qualche penna USB funzionante e sacrificabile per tale scopo.

Ecco come il PXE, permettendoci di effettuare il boot di un PC direttamente da rete (invece che da CD-ROM o USB come faremmo normalmente), può venirci in soccorso.

Non occorre nemmeno che il BIOS del computer in questione supporti il boot da rete perché scaricando un apposito floppy qualsiasi PC può acquisire questa capacità, si possono addirittura effettuare boot da reti WIFI protette con WPA o WEP.

Per i dettagli sulla configurazione del server di boot si rimanda al WIKI.