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Linux Terminal Server

x2goDato che una delle principali occupazioni del GOLEM riguarda il trashware non è infrequente che ci vengano chieste delucidazioni su come recuperare laboratori di informatica utilizzando soluzioni centralizzate es. attraverso Terminal Server e Thin Client. Tradotto per i non anglofoni suona come qualcosa di questo genere: un serverone centrale al quale si possono connettere dei terminali “stupidi” (cioè vecchi PC poco potenti) al fine di sfruttarne la potenza di calcolo.

È  possibile optare per diverse soluzioni tecniche

  • Linux Terminal Server Projects: soluzione classica, funzionante, ma un po’ complicata da realizzare.
  • NoMachine NX:  alternativa al più lento VNC, permette di collegarsi tramite ssh ad qualsiasi computer connesso in rete.
  • X2Go: un’evoluzione del precedente progetto.

In questi giorni mi sono proposto di analizzare e testare sulle mie macchine X2Go, rispetto alle precedenti l’ho trovata estremamente più semplice (praticamente alla portata di chiunque) e di rapida realizzazione.

Lato server

Installare x2goserver

Arch Linux
Il pacchetto è già presente nei repository ufficiali per cui è sufficiente installarlo, creare il database ed avviare il demone
# pacman -Syu && pacman -S x2goserver && x2godbadmin --createdb
# systemctl enable x2goserver.service ; systemctl start x2goserver.service

Debian
Occorre aggiungere manualmente il repository prima di installare il pacchetto
# apt-key adv --recv-keys --keyserver keys.gnupg.net E1F958385BFE2B6E
# echo "deb http://packages.x2go.org/debian squeeze main" >> /etc/apt/sources.list
# apt-get update && apt-get install x2go-keyring && apt-get update

Adesso sarà possibile effettuare l’installazione
# apt-get install x2goserver

NB: sul server è necessario che sia attivo anche il demone ssh

Lato client

Installare x2goclient

Arch Linux
# pacman -Syu && pacman -S x2goclient

Debian
Se il repository è già stato configurato basta installare il pacchetto client
# apt-get install x2goclient

Cliccando su Programmi -> Internet -> X2Go sarà adesso possibile effettuare il login su qualsiasi server nel quale sia configurati i servizi ssh ed x2goserver.

NB: utilizzando pulseaudio funzionano anche l’audio!

Spunti di utilizzo
Realizzare (es. con remastersys) un livecd o una penna usb avviabile per usare X2Go anche su computer senza disco fisso o addirittura rendere disponibile l’iso del livecd per il boot da rete tramite PXE (prendendo esempio da questa guida).

Samsung ML-2165W

Samsung printer

Lunedì mattina mi è arrivata questa stampante e visto che ne sono rimasto piacevolmente sorpreso ho deciso di condividere con voi le mie impressioni.
Come al solito cercherò di essere il più sintetico possibile.

PRO

  1. Prezzo contenuto per una stampante laser wifi monocromatica: circa 60 €
  2. 100% compatibile con Linux (ha un driver che funziona alla perfezione, niente a che vedere con quell’accrocchio del CAPT della mia vecchia Canon)
  3. Tramite l’applicazione Samsung Mobile Print è possibile stampare direttamente dagli smartphone

 

CONTRO

  1. Attivare e configurare la rete wireless da Linux è un procedimento laborioso che si articola nei seguenti passaggi:

 

  • Scaricare l’archivio Printer Settings Utility dal sito della Samsung, scompattarlo ed avviare l’eseguibile wirelesssetup
    $ wget http://downloadcenter.samsung.com/content/DR/201110/20111019151150392/PSU_1.01.tar.gz
    $ tar xzf PSU_1.01.tar.gz
    $ cd cdroot/Linux/wirelesssetup
    $ bin/wirelesssetup /dev/usb/lp0
  • Controllare che siano presenti tutte le librerie necessarie al suo funzionamento (necessita delle QT3) e nel caso installarle.
    $ ldd bin/wirelesssetup  | grep 'not found'

 

 

E17

enlightenmentGennaio 2004,
avevo tolto di mezzo dal mio Duron 600 una vetusta Slackware per far posto ad una Debian Sid nuova fiammate. Mancava solo un window manager leggero per farla rifiatare.

Enlightenment fu una delle prime opzioni che mi venne da prendere in considerazione. E16 all’epoca però era già datato, l’ultimo rilascio risaliva a fine 1999. La versione che lo avrebbe sostituito e che prometteva innovazioni mirabolanti era in sviluppo già da parecchio (dicembre 2000) ed il suo rilascio sembrava questione di giorni. Decisi così di ripiegare “momentaneamente” per Fluxbox in attesa di quel nuovo sospirato rilascio.

La storia non difetta certamente d’ironia ed infatti…  dopo appena 9 anni gli sviluppatori hanno ritenuto maturi i tempi per il debutto di Enlightenment 17 (aka E17).

Dato che sono di parola, mi sono preso la briga di installarlo e testarlo, nonché di fornivi un riassunto schematico delle mie impressioni.

PRO

  • Look originale ed estremamente accattivante
  • Leggerezza
  • Supporto nativo delle icone sul desktop
  • Buona integrazione con applicazioni GTK e QT
  • Parametri come dimensione e posizione sullo schermo delle finestre dei programmi possono essere memorizzate
  • Supporto multilingua

CONTRO

  • In alcune situazioni il mouse può involontariamente spostare lo schermo su un altro virtual desktop
  • Il file manager non supporta l’estrazione degli archivi compressi
  • La gestione delle applicazioni nel systray e nella taskbar ogni tanto dà dei problemi
  • Aggiungendo gadgets la taskbar si riorganizza su posizioni predefinite
  • Le finestre di alcuni menu di sistema non sono ridimensionabili
  • L’animazione della barra al passaggio del mouse è (come minimo) discutibile
  • Una nuova finestra aperta non diviene automaticamente attiva, è necessario avvicinarsi col mouse al suo bordo

CONCLUSIONI

Nonostante i 12 anni di sviluppo Enlightenment 17 non è ancora pienamente maturo, bisogna però riconoscere che è riuscito a portare sui nostri desktop una gradevole ventata di freschezza che non si apprezzava dai tempi del KDE 3.o.

Installazione con PXE

netboot

In officina capita spesso di dover effettuare installazioni dell’ultimo minuto. Normalmente, ammesso che si riesca a rintracciare l’ISO giusta sulla workstation, il PC col masterizzatore è sempre occupato da qualcuno che sta facendo qualcosa di importantissimo (es. cercare su Google il numero di tel. del ristorante dove organizzare la prossima cena del GOLEM :-P), ovviamente è impensabile trovare nei paraggi qualche penna USB funzionante e sacrificabile per tale scopo.

Ecco come il PXE, permettendoci di effettuare il boot di un PC direttamente da rete (invece che da CD-ROM o USB come faremmo normalmente), può venirci in soccorso.

Non occorre nemmeno che il BIOS del computer in questione supporti il boot da rete perché scaricando un apposito floppy qualsiasi PC può acquisire questa capacità, si possono addirittura effettuare boot da reti WIFI protette con WPA o WEP.

Per i dettagli sulla configurazione del server di boot si rimanda al WIKI.