Gennaio 2004,
avevo tolto di mezzo dal mio Duron 600 una vetusta Slackware per far posto ad una Debian Sid nuova fiammate. Mancava solo un window manager leggero per farla rifiatare.
Enlightenment fu una delle prime opzioni che mi venne da prendere in considerazione. E16 all’epoca però era già datato, l’ultimo rilascio risaliva a fine 1999. La versione che lo avrebbe sostituito e che prometteva innovazioni mirabolanti era in sviluppo già da parecchio (dicembre 2000) ed il suo rilascio sembrava questione di giorni. Decisi così di ripiegare “momentaneamente” per Fluxbox in attesa di quel nuovo sospirato rilascio.
La storia non difetta certamente d’ironia ed infatti… dopo appena 9 anni gli sviluppatori hanno ritenuto maturi i tempi per il debutto di Enlightenment 17 (aka E17).
Dato che sono di parola, mi sono preso la briga di installarlo e testarlo, nonché di fornivi un riassunto schematico delle mie impressioni.
PRO
- Look originale ed estremamente accattivante
- Leggerezza
- Supporto nativo delle icone sul desktop
- Buona integrazione con applicazioni GTK e QT
- Parametri come dimensione e posizione sullo schermo delle finestre dei programmi possono essere memorizzate
- Supporto multilingua
CONTRO
- In alcune situazioni il mouse può involontariamente spostare lo schermo su un altro virtual desktop
- Il file manager non supporta l’estrazione degli archivi compressi
- La gestione delle applicazioni nel systray e nella taskbar ogni tanto dà dei problemi
- Aggiungendo gadgets la taskbar si riorganizza su posizioni predefinite
- Le finestre di alcuni menu di sistema non sono ridimensionabili
- L’animazione della barra al passaggio del mouse è (come minimo) discutibile
- Una nuova finestra aperta non diviene automaticamente attiva, è necessario avvicinarsi col mouse al suo bordo
CONCLUSIONI
Nonostante i 12 anni di sviluppo Enlightenment 17 non è ancora pienamente maturo, bisogna però riconoscere che è riuscito a portare sui nostri desktop una gradevole ventata di freschezza che non si apprezzava dai tempi del KDE 3.o.